Da "GIANT STEPS" - John Coltane -

 

Con Sonny Rollins, John Coltrane è diventato il più autorevole e controverso tenorsassofonista del jazz moderno. Sta infatti iniziando ad essere più dialettico e influente di Rollins. Come è vero che specialmente per i musicisti la fantasia armonica di Coltrane, così fortemente avventurosa, sia l’aspetto più coinvolgente del suo stile sempre in crescita, ancor più lo è per il suo pubblico, su cui Coltrane, quando è nella migliore delle forme, esercita un impatto emozionale inaspettato. Il suo modo di suonare è talmente vivo ed intenso, che la serie di aggettivi usati dal critico francese Gérard Brémond in un articolo di Jazz-Hot su Coltrane, difficilmente potrebbe sembrare eccessiva. Brémond ha descritto il suo modo di suonare " esuberante, accanito, appassionato e tonante".

Nel lavoro di Coltrane, c’è anche una quantità straordinaria di sensibilità. Parte dell’impeto riscontrabile in molte delle sue opere, è la foga per la ricerca, l’ossessione di suonare tutto ciò che sente o che vorrebbe sentire (spesso tutto in una sola volta), ed allo stesso tempo dar vita alla propria musica come se in tal modo fosse in grado di renderla "più presentabile". Recentemente ha detto: " Mi preoccupa il fatto che talvolta ciò che sto facendo, suona come una serie di esercizi accademici, e sto sempre più cercando di rendere migliori le sonorità ". A me sembra che ciò che si è preposto, sia già stato spesso realizzato, come parte di questo album dimostra.

Questo è il primo gruppo di brani composti interamente su melodie di Coltrane. John iniziò a scrivere nel 1948. Nacque ad Hamlet nella Carolina del Nord, il 23 Settembre del 1926. Suo padre un polistrumentista, avviò il figlio alla musica. A quindici anni John imparò a suonare il sax contralto in Mi bemolle ed il clarinetto, per poi passare al tenore quand’era al liceo. Studiò a Filadelfia presso gli Granoff Studios e alla Orstein School of Music, iniziò la professione del musicista a diciannove anni, e dal 1945 al 1946 suonò in una band della Marina Militare alle Hawaii. Dal 47 al 49 lavorò con Joe Webb (Big Maybelle era nella stessa formazione), King Kolax, Eddie Vinson e Howard McGhee. Charlie Parker ebbe una notevole influenza su di lui.

Quando nel 1949 era con Dizzy Gillespie, suonava il sax contralto, ma quando la band si sciolse, John tornò a Filadelfia, scoraggiato e con la voglia di trovare una propria strada. Dal 52 al 53 suonò con Earl Bostic, e quindi con Johnny Hodges, Jimmy Smith, e Bud Powell. La prima collaborazione con Miles Davis la ebbe dal 55 al 56. Miles ritiene che Coltrane e Rollins siano i due più grandi tenoristi del jazz moderno. Recentemente ha detto: "Mi è sempre piaciuto Coltrane. Quando, all’inizio si unì alla mia formazione, la gente spesso mi diceva di mandarlo via, perché non era in grado di suonare niente, e mi suggerivano inoltre di sbarazzarmi di Philly Joe Jones. Io so ciò che penso. Ma sapevo ciò che volevo, eppure non riuscivo a capire come il linguaggio di Coltrane fosse difficile da capire. Ciò che fa, ad esempio, è di suonare le cinque note di un accordo per poi iniziare a girargli attorno, cercando di vedere i diversi risultati; è quasi come spiegarsi in cinque modi differenti, con il suono che rimane collegato a ciò che sta facendo, in qualsiasi momento dell’esecuzione".

Miles, oltre ad incoraggiarlo, cercò anche di stimolare la sua sensibilità armonica. Per quanto riguarda la composizione, John sente di aver imparato da Miles a fare in modo che un pezzo "per essere più incisivo dev’essere nel tempo giusto. Inoltre, mi ha permesso di fare passi in avanti nei diversi modi di scrivere musica". Dopo due anni passati con Miles, si unì nel 1957 a Thelonius Monk, che Coltrane trovò stranamente difficile e provocatorio. "Dovevo stare sempre attento con lui", disse una volta, "perché se non prestavo attenzione a ciò che succedeva, rischiavo di sentirmi improvvisamente come se cercassi di uscire dal vano vuoto dell’ascensore".

Coltrane lavorò per un breve periodo con il quintetto di Red Garland, per poi riunirsi e rimanere con Miles Davis. Al momento non c’è niente di suo nell’opera di Davis, ma egli ha dato molto di sé stesso e del suo tempo per comporre. Principalmente, come compositore, è un autodidatta, e generalmente inizia a scrivere seduto al piano. "Mi siedo là e ripasso rapidamente gli accordi, le progressioni e le sequenze, e solo alla fine sento il brano o i brani ripuliti da qualsiasi problema relativo alla musica stessa. Solo successivamente a questa preparazione, sviluppo il pezzo al tenore, cercando di dargli un’estensione armonica maggiore". Coltrane cerca di spiegare cosa lo porta a queste possibili dilatazioni armoniche dell’improvvisazione dicendo: "Mi sento come se non potessi udire, ma mi sorprendo molto di fronte agli accordi più comuni: un ampio accordo di tre ottave che sale dalla più bassa nota che si può ottenere dal sax (l’accordo di La bemolle)..." Ci sono parecchi validi tenorsassofonisti che hanno un’ampia gamma di suoni, ma ciò che rende Coltrane diverso da loro, è il controllo della forza in tutti le estensioni che gli è costata sacrificio ed anni di esercizio. La sua timbrica è chiara, piena e spontanea nelle note più alte, come è profonda in quelle più basse. Egli descrive la sua tonalità come "il risultato di una particolare combinazione di ancia ed imboccatura; più fissa all’estremità dell’ancia stessa" e definisce tutto ciò come "un potente, risonante ed acutamente penetrante suono, di un’agghiacciante qualità".

Dei brani, Coltrane dice che Giant Steps prende il nome dal fatto che "la linea di basso si muove a lunghi balzi da minori di terze a quarte, come degli schemi asimmetrici che contrastano con il muovere serrato o a mezzi passi, degli accordi di quarta". Il relativamente scarno assolo di Tommy Flanagan, ed il modo in cui usa gli spazi come se facessero parte della struttura stessa dell’assolo, discordano effettivamente con gli accordi affollati di note provenienti dal sax di Coltrane.

Cousin Mary prende il nome da una cugina di Coltrane che si chiama veramente così. La canzone la vuole descrivere: "Lei è una persona molto affettuosa, socievole e allegra. La struttura è quella di un motivo ripetuto, e sebbene i cambi non siano delle progressioni convenzionali del blues, ho cercato lo stesso di mantenerne lo spirito".

Le modulazioni di Countdown, si basano in larga parte su quelle di Tune Up, ma a differenza di questa, Coltrane utilizza la stessa sequenza di accordi minori di terza che salgono a quarta che caratterizzano Giant Steps. Qui, come in altri assoli, Coltrane illustra lo stile di Zita Carno, e sebbene Coltrane stesso cerchi di esprimersi in ogni assolo dato, riesce a conservare un notevole senso della struttura.

Syeeda’s Song Flute ha un taglio particolarmente attraente e prende il nome dalla figlia di dieci anni di Coltrane. "Quando scaturì dal pianoforte, mi ricordò lei, perché sembrava quasi una di quelle canzoni fatte per rendere felici i bambini".

La tenera Naima, un nome arabo, è anche il nome della moglie di John. "La melodia è costruita su accordi sospesi sulla tonalità di pedaliera di Mi bemolle esterna alla melodia stessa; dentro, invece, sono sospesi su una tonalità di Si bemolle". Anche qui Coltrane dimostra la sua straordinaria immaginazione melodica di compositore, e la sua profonda carica emotiva che coinvolge tutto il suo lavoro, sia come compositore che come esecutore. In essa c’è un "lamento", che non è certo disperazione; ciò rappresenta un uomo completamente immerso nei propri sentimenti, nelle proprie sensazioni, capace di lasciarle trasparire, anche come "lamento".

In Mr P.C., è Paul Chambers, bassista che Coltrane definisce come "uno dei migliori nella scena jazz", che provvede a dare un eccellente appoggio e ad eseguire assoli di notevole intensità. "Il suo stile è indescrivibile. Il contrabbasso è uno strumento estremamente importante, ed è così intimamente legato al gruppo ed al solista, che mi sento davvero fortunato ad avere Paul come bassista in questa session e di aver potuto lavorare con lui per molto tempo nella formazione di Miles". Il sound engeneer Tom Dawd, è riuscito a "catturare" il suono di Paul come mai nessuno è riuscito a fare prima, e per l’insita importanza dello strumento stesso, dovrebbe forse rivedere la registrazione per poter ancor più valorizzare la posizione che Paul ha nella formazione. Inoltre ciò che vale la pena notare, sono le regolari e discrete esecuzioni del batterista Arthur Taylor, e del pianista Jimmy Cobb.

Ciò che fa di Coltrane uno dei più interessanti musicisti del panorama jazz, è la sua tendenza a non volersi fermare per rivisitare ciò che ha già sviluppato, ma al contrario, nel voler infrangere i suoi limiti cognitivi. Egli è completamente immerso in sé stesso e nelle possibilità espressive del suo sax. Come scrisse Zita Carno: "L’unica cosa che ci si può aspettare da John Coltrane è l’inaspettato". A questa affermazione aggiungerei che una delle qualità che ci si può attendere da questo musicista è l’intensità. Egli chiede così tanto a sé stesso, che è in grado di poter fare un enorme dono al suo pubblico, sempre disposto a percorrere con lui ciò che rimane ancora inesplorato.

—Nat Hentoff

 

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